mercoledì 22 aprile 2020

Coronavirus e Covid-2019: laboratorio artificiale o salto di specie?

I mercati asiatici dove vengono uccisi animali selvatici vivi, sono i luoghi dove avvengono i cosiddetti salti di specie di virus altrimenti endemici dei luoghi e delle specie animali che un tempo non subivano la stessa imponente pressione antropica di questi nostri tempi. I virus cercano dei veicoli per riprodursi e all'interno dei quali transitare per diffondersi, e sotto questo punto di vista gli 8 miliardi di individui che siamo rappresentano per loro l'occasione evolutiva e l'incubatrice biologica infinitamente più vantaggiosa rispetto alle poche migliaia di individui di pipistrelli (mammiferi come noi, quindi il salto di specie è anche più facile), o altre specie animali, che fino a ieri ne erano stati lo strumento principale di dimora e diffusione. Non occorre scomodare fantomatiche creazioni di virus artificiali in laboratorio, in quanto il laboratorio naturale degli stessi sono quegli ecosistemi ai quali un tempo eravamo estranei e che oggi abbiamo invaso offrendo ai virus l'occasione mai avuta prima di abbandonare le poche ed incerte migliaia di specie animali per infettare i miliardi di uomini che trovano praticamente ovunque e che si spostano ovunque a velocità illimitata. Queste considerazioni finiscono per evocare il concetto logico del rasoio di Ockam. È più facile evocare la spiegazione del virus artificiale creato appositamente in un laboratorio cinese, o è più facile che il laboratorio stesso sia quello naturale che abbiamo invaso noi offrendo al virus la possibilità di fare il salto che in natura ogni entità biologica fa, cercando la strada più favorevole alla propria riproduzione evolutiva? Io tra le due possibilità, non ho dubbi. 
Il laboratorio è il mercato stesso, dove vi è quella promiscuità e quel contatto continuo che un tempo non c'erano: l'uomo e gli animali selvatici con tutto il loro carico di virus endemici. La macellazione continua di questi animali, peraltro senza alcuna norma né protezione, prima o poi rende oggettivo il salto di specie. Il virus muta continuamente e sviluppa le strategie evolutive a lui più favorevoli. Dopo x tentativi, la mutazione (all'interno dell'organismo umano) è avvenuta e il salto di specie è fatto. Ora il virus ha a disposizione non più soltanto poche migliaia, peraltro confinate in un'area circoscritta, ma miliardi di individui da infettare in tutto il mondo, in ogni luogo e in ogni spazio. È la strategia evolutiva di ogni organismo od entità biologica, quella di sfruttare la possibilità migliore per la sua affermazione, evoluzione e riproduzione. Niente di nuovo, ce l'ha detto Darwin, ce lo dicono la selezione naturale, l'ecologia, la biologia. Cioè la scienza.
È giusto tener conto delle opinioni di ognuno, soprattutto di chi può esprimerle da posizione autorevole. Ma teniamo anche conto del fatto che nella scienza le opinioni se non sono suffragate da dati oggettivi, riscontri sperimentali e ripetibilità dei risultati, restano opinioni senza alcun valore oggettivo. In questo senso qui la scienza, o meglio il metodo scientifico (che dobbiamo principalmente ad un nostro illustre connazionale, Galileo) è la migliore garanzia che abbiamo sulla veridicità o meno delle opinioni e delle ipotesi scientifiche, che possono essere verificate e falsificate dalla vasta comunità scientifica internazionale.

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