lunedì 6 gennaio 2020

Lavorare meno, lavorare meglio, lavorare tutti

I tempi sono maturi per liberare il nostro tempo, sottraendolo al vincolo del lavoro (e alla logica capitalista della produzione e del consumo), affinché ognuno possa scegliere liberamente come reinvestirlo, se nello studio e nella propria crescita culturale, se in attività di volontariato o a favore della comunità, se da trascorrere di più con la propria famiglia o per seguire meglio i propri interessi. Lavorare meno e lavorare meglio, per lavorare tutti e per rendere la vita davvero degna di essere vissuta. Per sviluppare ogni aspetto della propria personalità senza vincoli anacronistici legati a logiche utilitaristiche tipiche dell'attuale paradigma di sviluppo, l'unico che il mondo globalizzato offre alle comunità umane.

domenica 5 gennaio 2020

Federico II di Svevia "Stupor Mundi" e la Costituzione del Regno di Sicilia del 1231

"A Ebrei e Saraceni concediamo le medesime garanzie perché non vogliamo che innocenti vengano perseguitati soltanto perché ebrei e musulmani".

Federico II di Svevia, Stupor Mundi. Costituzione del Regno di Sicilia, 1231 d.C.

Federico II di Svevia Hohenstaufen (nipote di Federico Barbarossa, chiamato già dai contemporanei "Stupor Mundi", lo stupore del mondo), fu davvero un grande personaggio. 
Avversato strenuamente dal papato teocratico di allora, Federico consentì ai Saraceni di Sicilia di instaurarsi a Lucera, in Puglia, creando un'enclave musulmana sulla terraferma, vista come fumo negli occhi dal papa. Federico (che era comunque un convinto cristiano, fedele al compito che era proprio degli imperatori medievali, ossia di difensori in terra della cristianità) dopo averli sconfitti in Sicilia si era rifiutato di sterminarli, e si limitò ad estrometterli dall'isola consentendo loro di vivere liberi nel settore continentale del regno. I saraceni di Lucera divennero i suoi più fedeli alleati, nella lotta contro le truppe del papa e dei comuni dell'Italia settentrionale. Anche la guardia scelta di Federico, era composta da saraceni. 
Inoltre Federico, che parlava correntemente anche l'arabo, fu l'unico sovrano occidentale a condurre una crociata (da scomunicato) senza che vi fosse spargimento di sangue: una volta in Terra Santa ottenne Gerusalemme dal sultano per via diplomatica, senza combattimenti. È stato uno dei sovrani più illuminati di tutti i tempi, e se qualche eccesso e qualche ingiustizia l'ha comunque compiuti, fu dovuto in gran parte al fatto che dovette confliggere e combattere fino alla morte pressoché ogni anno dal suo insediamento al potere. Con la sua fine iniziò il declino per la Sicilia ed il regno meridionale, finito dopo pochi anni nelle mani di Carlo I d'Angiò, istigato dal papa a sottrarre il regno agli eredi di Federico. 
Esempio di splendida fusione di influssi e discendenze diverse (tedesco da parte di padre e francese normanno da parte di madre, cresciuto a Palermo dove fin da giovanissimo entrò in contatto con la società multietnica e cosmopolita della capitale del regno), Federico nacque a Jesi nelle Marche e morì nella regione che amava di più, la Puglia, vicino Castelfiorentino. Le sue spoglie riposano, accanto a quelle dei genitori (Enrico IV Hohenstaufen e Costanza d'Altavilla), nella Cattedrale di Palermo.

Se, come scrisse Cicerone nel I sec. a.C., la "Historia magistra vitae", dall'esempio, dalle vicende e dai provvedimenti presi da personaggi come Federico II e altri sovrani illuminati (come ad esempio Ruggero I di Sicilia), possiamo trarne l'insegnamento che laddove regnano la tolleranza, la convivenza ed il rispetto delle diversità (etniche, religiose), nelle società e nelle comunità umane regnano la pace (o quantomeno una conflittualità non esasperata), il progresso, la cultura ed una sostanziale armonia, dove avanzano le arti, la bellezza, le lettere (nella corte federiciana nacque la scuola siciliana, il primo embrione da cui si sviluppò la lingua italiana). Laddove invece regnano divisione, contrapposizione esasperata, persecuzione delle minoranze, avanzano la guerra, le distruzioni e le sofferenze che ne conseguono (pagate soprattutto dalle classi popolari), l'oblio della cultura, delle arti, delle lettere, e le società e le comunità umane precipitano in uno stato di imbarbarimento generale che si riflette in ogni aspetto del vivere quotidiano. 
Anche in questi nostri travagliati tempi, sta a noi scegliere dove vogliamo andare, quale direzione vogliamo prendere. Prima di tutto come singoli, poi, attraverso la partecipazione e le scelte politiche, come comunità.