La crisi straordinaria che stiamo vivendo,
pone l'Unione europea davanti a un bivio storico: il rischio concreto è che la
sua inerzia e incapacità di affrontare una crisi straordinaria con strumenti
straordinari e con unità politica di intenti, ne riveli la sua inutilità, che
diventa persino dannosità e intralcio nei momenti di crisi. Ragioni, motivi o
pretesti per non attuare strategie, azioni e prendere decisioni politiche
comuni, ve ne saranno sempre. La logica conseguenza di tutto ciò, non
resterebbe alla fine che una: torniamo ognuno per sé, e mettiamo fine ad un
progetto nato buono nelle intenzioni, ma rivelatosi, per ragioni varie,
inattuabile. Occorre però avere la consapevolezza, fin da subito, delle più che
probabili conseguenze: senza un soggetto politico continentale forte, oggi sul
punto di naufragare o comunque bloccato dalla incapacità e dalla mancanza di
volontà politica di armonizzare gli squilibri economici interni (con i costi
che questo comporta), prigioniero dell'egemonia tedesca e degli egoismi
nazionali di ciascuno, saremo esposti, indifesi, alle politiche colonialiste ed
imperialiste delle altre superpotenze del globo multipolare: Usa, Cina, Russia,
India. E chiaramente rinunceremo a svolgere un ruolo da protagonisti nella
storia. Diventeremo, al più, dei satelliti periferici degli imperi che
resteranno al centro dello sviluppo materialistico e dialettico della storia, e
tenteranno di spartirsi il mondo e le risorse (e l'Europa parcellizzata sarà
una delle loro prede principali), prima o poi anche con la guerra (che, come
insegnava von Clausewitz, è la prosecuzione della politica con altri mezzi).
L'altro rischio, tutt'altro che remoto, è
che, senza una Unione europea, la Germania torni ad esercitare nel continente
un ruolo non soltanto egemonico, ma anche imperialistico. Non le mancano né la
capacità economica per farlo, né una popolazione che ha dimostrato,
storicamente, di essere ben inquadrata all'interno di una logica caratterizzata da una solida disciplina
votata a ricorrenti e mai sopiti propositi di conquista e di espansione (dai
tempi delle invasioni barbariche del IV e V secolo d.C., fino alla Prima e alla
Seconda Guerra Mondiale). La storia insegna che il mondo è stato caratterizzato
da un continuo svilupparsi di imperi il cui compito era quello di controllare
risorse, popolazioni e territori estesi, funzionali all'esercizio della propria
potenza e all'affermazione della propria civiltà. L'Italia ha vissuto
storicamente questa fase, grazie all'Impero romano, in cui è stata a lungo il
cuore pulsante e il territorio nevralgico dove tutte le risorse del mondo
mediterraneo dell'età classica affluivano (almeno fino a quando, con lo spostamento della capitale a Costantinopoli, l'asse si è spostato ad Oriente). In Cina e in India altri imperi,
nello stesso periodo e lungo tutto il corso del Medioevo, esercitavano la loro
egemonia nei territori del continente asiatico. Altri imperi ancora si sono susseguiti in altre
aree del mondo nel corso del tempo, quelli musulmani subito dopo la morte di
Maometto (con le dinastie Omayyade a Damasco e Abbaside a Baghdad, poi l'Impero
ottomano dal XIII secolo fino al 1924), quindi l'Impero spagnolo, poi inglese,
poi quello francese di Napoleone e quello asburgico in Europa, fino ad
arrivare al Novecento con l'affermazione definitiva dell'Impero statunitense e
con il ritorno di quello cinese agli inizi del nostro XXI secolo, il quale
compete con il primo per estendere il proprio controllo, la propria influenza
e la propria egemonia sul resto del mondo.
Per chi prospetta vantaggi assoluti per i singoli paesi del continente (il nostro in primis) dal crollo dell'Unione europea, derivanti dalla possibilità di stabilire accordi ed alleanze autonome con le potenze degli altri "assi" che tengono saldamente in mano le redini del mondo, va detto che ad oggi nessun paese europeo, da solo, avrebbe la forza politica e militare di contrattare alla pari un'alleanza con Cina o Russia ad esempio. Anche qui la storia insegna che è sempre il più forte che vince, finiremmo quindi, se agissimo singolarmente al di fuori di un organismo politico più grande, per essere assorbiti e diventeremmo uno dei paesi satelliti di uno degli Imperi attualmente impegnati nelle battaglie per ridefinire e ridisegnare gli equilibri politico-militari del mondo. L'Unione europea serviva per assolvere alla funzione storica di competere alla pari con gli altri imperi, per provare a dettare la propria linea e per dare il proprio contributo allo sviluppo storico che seguirà. Se rinunciamo a questa funzione, le decisioni e la storia la faranno USA, Cina o Russia (e noi saremo soltanto un corollario di queste superpotenze). Difficile smentire l'evidenza che emerge dall'analisi di questa legge storica (cioè che a fare la storia, siano gli imperi, attraverso la propria forza politica, economica e militare). A meno che un qualche evento imprevedibile (ma improbabile a mio avviso) non sopraggiunga a resettare tutto, per rimettere tutti in gioco alla pari, ma anche in questo caso, qualora un evento del genere sopraggiunga davvero, di solito i primi ad essere resettati o comunque a pagarne le conseguenze più care, sono proprio i paesi più deboli.
Per chi prospetta vantaggi assoluti per i singoli paesi del continente (il nostro in primis) dal crollo dell'Unione europea, derivanti dalla possibilità di stabilire accordi ed alleanze autonome con le potenze degli altri "assi" che tengono saldamente in mano le redini del mondo, va detto che ad oggi nessun paese europeo, da solo, avrebbe la forza politica e militare di contrattare alla pari un'alleanza con Cina o Russia ad esempio. Anche qui la storia insegna che è sempre il più forte che vince, finiremmo quindi, se agissimo singolarmente al di fuori di un organismo politico più grande, per essere assorbiti e diventeremmo uno dei paesi satelliti di uno degli Imperi attualmente impegnati nelle battaglie per ridefinire e ridisegnare gli equilibri politico-militari del mondo. L'Unione europea serviva per assolvere alla funzione storica di competere alla pari con gli altri imperi, per provare a dettare la propria linea e per dare il proprio contributo allo sviluppo storico che seguirà. Se rinunciamo a questa funzione, le decisioni e la storia la faranno USA, Cina o Russia (e noi saremo soltanto un corollario di queste superpotenze). Difficile smentire l'evidenza che emerge dall'analisi di questa legge storica (cioè che a fare la storia, siano gli imperi, attraverso la propria forza politica, economica e militare). A meno che un qualche evento imprevedibile (ma improbabile a mio avviso) non sopraggiunga a resettare tutto, per rimettere tutti in gioco alla pari, ma anche in questo caso, qualora un evento del genere sopraggiunga davvero, di solito i primi ad essere resettati o comunque a pagarne le conseguenze più care, sono proprio i paesi più deboli.
Occorre quindi avere ben chiaro il complesso quadro fin qui esposto, perché è all'interno di esso che operano le forze dinamiche della
storia, materia il cui studio e la cui conoscenza è fondamentale proprio per
riuscire a valutare meglio cosa sta accade oggi intorno a noi, e dove andremo a parare con
le scelte (o le non scelte) che ci accingiamo a fare.
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